Relativamente all’utilizzo, vengono classificati in Micro e Macro spazi. Cosa cambia?
Micro Spazio Bianco: Comunemente lo identifichiamo (causa la nomea di Micro) come quello messo a separare i paragrafi di un testo, o anche con quello (che spesso decidiamo di sistemare) che delimita la distanza da un titolo dello stesso blocco desrittivo.
Spesso capita nella realizzazione di un layout (sia per scelta estetica che per richiesta esplicita), di utilizzare font diversi nei titoli rispetto a quello che invece è nel testo vero e proprio, quindi lo spazio tra le righe (in relazione alle curve ed alle distanze interne del nuovo carattere) difficilmente sarà armonioso.
In questo caso, sarà necessario effettuare un intervento per omogeneizzare il tutto. Questa spaziatura verticale (line spacing) va curata con attenzione, perché necessaria a stabilire le priorità di lettura e per assegnare il giusto tono al titolo in questione, senza sottrargli il potere comunicativo che merita.
Sempre nella sezione dei Micro Spazi poi, potremmo parlare di quello che intercorre (e possiamo manipolare) tra le parole (tracking), o ancora più nel dettaglio tra le lettere (kerning). Tutti tecnicismi che riguardano la buona impaginazione e la buona leggibilità di un layout, sia esso tradizionale e legato alla grafica offline oppure relativo ad un sito web, un portale online o altro.
Macro Spazio Bianco: Se indichiamo col micro le quasi sole sezioni relative al testo ed ai caratteri, con il Macro abbracciamo tutto il resto. In realtà potremmo dire davvero “tutto il resto” in senso letterale, intendendolo come la rimanenza esterna alle aree testuali. In che senso? Nel senso dello spazio proprio tra due blocchi descrittivi disposti magari in maniera parallela al centro della pagina, dello spazio tra il layout di stampa ed il bordo, dello spazio tra un logo ed una fotografia etc. Nel mondo dedicato al web, parleremmo margin o padding, relativamente alla spaziatura esterna o interna ad un elemento nel suo contenitore.