Consigli per realizzare una buona Landing Page
Titolo: Non dovremmo aggiungere altro, vero?
Tag-line: Snocciolare in modo facile e comprensibile la questione. Poche parole sotto al titolo per spiegare al volo.
Immagine/Video + Nome del prodotto/servizio: Spiegare con conteuti visuali rapidi il prodotto/servizio in modo esaustivo. Ricordarsi sempre che per quanto ci piacca scrivere robe, se l’immagine non vale, al testo nemmeno ci si arriva.
Offerta/Proposta: Argomentiamo la vendita. Anche qui, non troppe righe in cui si va a motivare il visual precedente e si inizia a convertire l’utente in cliente.
Form di contatto: Se tutto è stato fatto bene e recepito, bisognerà pure farsi contattare, quindi un form breve con poche info richieste. Se lo compilano la parte più complicata del lavoro è fatta.
Indicatori di trust: Non ci fanno impazzire a dire il vero perché almeno a noi danno un senso di “finto” ogni volta che li vediamo, ma abbiamo potuto sperimentare spesso che hanno un buon impatto. Instillano una sorta di fiducia in chi legge, che così si sente più rassicurato e più invogliato a venire da noi. Parliamo di recensioni, testimonianze, certificazioni e awards vari.
Corretto layout di apertura: L’area della pagina (above the fold) che viene vista da un utente senza che debba essere fatta nessuna azione come scroll o altro, è quella in cui pianificare tutti i concetti importanti. Per alcune categorie di Landing Page, già da questa prima schermata, bisognerebbe provare a chiudere il conto. Ovviamente, ognuna è un caso a sè, ma è possibile provarci.
Call to Action: La mettiamo all’ultimo ma non certo per importanza. É una cosa che va studiata, posizionata e sorretta da tutta la Landing Page, altrimenti perde senso. Non può essere solo un bottone vistoso o una scritta con compra ora. Può essere anche questo, si; ma bisogna ricondurre lì l’utente che deve avere ben presente fin da subito dove vogliamo arrivare, ma non deve sentirsi oppresso dall’insieme delle info che gli si sta dando e anzi, deve sentirsi a proprio agio nel momento stesso in cui se la trova davanti, perché tutto quello che ha visto in precedenza, lo ha rassicurato.
A questi poi si aggiungono download di documenti supplementari, video, contatti social, un trafiletto che parla di chi sta vendendo (visto che tecnicamente abbiamo ucciso la barra di navigazione) e magari anche la possibilità di iscriversi ad una newsletter.
Ma la Landing Page va sotto il dominio del sito?
La Landing Page è per sua definizione una pagina con una vita a sé stante e sarebbe quindi opportuno che dimorasse sola, su un dominio scelto con cura, che rispecchi a pieno quello che si sta per proporre nella propria offerta. Volendo fare un discorso proprio ai limiti dell’essere perfettini, focalizzare la mente dell’utente su quello che ha davanti corrisponde già a oltre la metà del lavoro che deve essere fatto. Abbiamo detto poco sopra che in determinati casi, potrebbe essere addirittura consigliabile eliminare la barra di navigazione, quindi, dare immediatamente informazioni sul dominio principale dove potersi spostare per navigare il resto del sito distraendosi da quello che era stato proposto non è il massimo.
Può essere fatto? Si, certo. Se vogliamo ad esempio lasciare dei link diretti alle sezioni principali direttamente dalla landing, un dominio di terzo livello può essere la soluzione ideale. Potremmo anche in alternativa strutturare una Landing Page informativa e quindi lasciare all’utente la possibilità di navigre, o magari ne facciamo (come accennato sopra) una questione di “branding” e preferiamo non separare troppo le cose. Le sfaccettature posso essere davvero molte e possiamo risolvere bene la cosa solo attraverso qualche tentativo, ma ci sono sempre determinati tipi di PRO e CONTRO in tutte le scelte; vediamone alcuni.
Vantaggi nel permettere a un utente di cambiare
• Si viaggia verso una risorsa completa che “attesta” la bontà del lavoro e quindi aiuta la conversione;
• Andiamo su una risorsa dove contestualmente si potrebbe trovare anche altro;
• Andiamo su una risorsa dove posso invitare a partecipare ad altre attività e ingrandire il tasso di fidelizzazione.
Svantaggi nel permettere a un utente di cambiare
• Cambio location e quindi si può chiudere di colpo la visita senza attendere perché chi sta cambiando non si fida;
• Pagina di acquisto non coerente o troppo diversa dalla landing iniziale, quindi si perde l’intenzione di acquisto;
• Troppa carne al fuoco nel sito di destinazione, quindi troppa distrazione che devia il prospect all’obiettivo finale.
Vantaggi nel convincere un utente a rimanere per definizione
• Una risorsa completa e ben gestita sicuramente ti trasmette fiducia e non ti sballonzola tra vari siti;
• Il processo di acquisto è più rapido. Meno click, meno fatica e utente più soddisfatto;